Facebook ingoblando il motore di ricerca Bing, Twitter con il famoso “scopri cosa sta succedendo in questo momento”.
Utilizzando i mezi messi a disposizione da internet e sopratutto dai social network si va sempre di più alla ricerca di rumors, citazioni e foto di se stessi.Secondo la ricerca condotta da Pew research Center nel 2012, il 56% della popolazione residente negli Usa ha cercato il proprio nome e cognome su Google. Un’impennata del 22% rispetto alla stessa ricerca effettuata nel 2001. A fare egosurfing sono sopratutto uomini (58%). Secondo i ricercatori, più si cresce più si cercano informazioni non più su se stessi, ma sui propri figli.
Nell’era digitale 2.0 la reputazione online è ormai fondamentale anche nella ricerca del lavoro. In alcune aziende sono nate nuove figure professionali il cui compito è quello di controllare cosa si dice sul web. La selezione dei candidati , diventa sempre di più e-recruitment: il processo di selezione di aspiranti lavoratori avviene molto anche sul web, e di conseguenza facendo mutare il modo di stilare il curriculum, ad esempio integrandoli con presentazioni video stile Vine o YouTube. Mary Madden, autrice della ricerca dice “La gestione della reputazione online è diventata un importante affare sociale e professionale” . Anche Google, , dedica una pagina ad hoc allagestione della reputazione online suggerendo come fare a rimuovere contenuti indesiderati e i risultati associati.
E con l’arrivo di Hummingbird ,l’ultimo aggiornamento del motore di ricerca di Big C che è veloce come un colibrì nel raccoglie le richieste dei navigatori sempre più social,ci si può immaginare che il fenomeno dell’ egosurfing sarà sempre più impegnativo per evitare di essere rovinati da qualche dichiarazione postata sui social network