una frequenza di 60 MHz ed era prodotto con processo produttivo a 800 nanometri. Le sue dimensioni erano 5,49 x 5,49 centimetri.Era compatibile con il socket 4 , ma poi Intel passò al Socket 5 con il Pentium 75 prodotto a 600 nanometri. L’architettura P5, riveduta e corretta, fu alla base di tantissime generazioni di Pentium fino ad arrivare alla versione P55C prodotta a 350 nanometri. Subito dopo si passò all’architettura P6 con i Pentium Pro, i Pentium II e il Pentium III. Quest’ultima versione, nella variante Coppermine prima e Tualatin dopo, fu senz’altro un successo per Intel, specie in ambito mobile con i core Banias e Dothan. Tra l’altro una versione modificata di Coppermine, chiamata Intel Pentium III KC 733, divenne il cuore pulsante della prima console Microsoft, l’Xbox.
Poi arrivò architettura Netburst, pensata per raggiungere frequenze di lavoro molto elevate. Nacquero così i Pentium 4 e i Pentium D. Nel primo caso abbiamo assistito al debutto di diverse evoluzioni, l’introduzione dell’Hyper-Threading e una corsa che ci ha portato fino ai 3.8 GHz.Intel pensava di raggiungere i 10 GHz, ma con la variante Prescott l’azienda capì rapidamente di aver fatto un passo falso: più si alzava la frequenza, più salivano calore e consumi.cosi l’azienda introdusse i primi processori dual-core. Intel sostanzialmente collocava due core singoli su un unico package, connettendo tutto con l’FSB.e ci fù un cambiamento di strategia basato non più sull’ aumento indiscriminato della frequenza,ma bensì su quello dei core.
Dopo i Pentium si aprì l’era Core e il marchio Pentium diventò sinonimo di fascia bassa. Lo è ancora oggi, ma in tanti saranno felici di sapere l’architettura del Pentium 75 vive in versione rivisitata dei coprocessore Xeon Phi, cuore di molti supercomputer.